mercoledì 12 dicembre 2012

PUNTO PRIMO


ABOLIZIONE DEL DENARO

Ogni volta che qualcuno osa proporre un'idea del genere, viene ridicolizzato come un sognatore o un utopista (che son due cose diverse, ma per fortuna entrambe realizzabili). Da una parte, è una cosa comprensibile; la società ci ha sempre inculcato l'idea, dai tempi dei problemi di matematica delle elementari, che il denaro è la componente su cui si regge l'intera struttura del mondo da almeno 5 millenni a questa parte.
Quello che non si dice mai, spesso involontariamente, è che il denaro, e la sua appendice più mostruosa, ovvero quella tenia che si chiama capitalismo, è la base su cui si poggia quasi tutta la criminalità; come potrebbero esistere la mafia, la corruzione, le truffe e le inconcebili disuguaglianze sociali che troviamo in tutto il mondo? Come si potrebbe ancora perdere tempo a produrre vestiti al piombo, se chi li produce non ci guadagna niente? Perchè deturpare ancora di più l'ambiente, quando nessuno potrebbe ottenere dei vantaggi?
Ovviamente, gli svantaggi sarebbero pure logistici: mancando il denaro, non voglio certo incitare al saccheggio indiscriminato, perchè alla fine a guadagnare sarebbe chi ci arriva prima, che non è necessariamente chi ne ha più bisogno.
Tutto andrebbe razionato, togliendoci l'idea che il razionamento sia qualcosa che ci evoca il tempo di guerra, visto che questa divisione (chiamiamola comunione, così rendiamo felice pure la Chiesa) sarà prospera, e non tesa a una misura provvisoria; tutti avremo, forse, un po' di meno, ma sarebbe così che non solo in Italia, ma in tutti i posti in cui il denaro verrà abolito, regnerà la pace e la giustizia, togliendo le diseguaglianze che per anni hanno dato il via alle rivolte e alle insurrezioni più sacrosante.
Per concludere, non si tratta di un ritorno al baratto, ma dell'eliminazione completa della concezione dello scambio di valori alla base del denaro e del capitalismo, per la nascita di una economia di sussistenza che non significhi lo stretto indispensabile in quanto limite per la sopravvivenza, ma la produzione di prodotti utili per l'intera popolazione (vestiti, cibo, acqua, ecc.) che mai oltrepassa il limite dell'invenduto, portando, fra l'altro ,al danneggiamento dell'ecosistema.
Ci sarò comunque gente contraria a questo ideale, soprattutto fra coloro che vogliono mantenere questo status quo per convenienza, egoismo o pavidità di ciò che credono nuovo; già durante la guerra civile spagnola del 1936-39: come potete leggere sul sito della Fondation Besnard, "in alcuni villaggi aragonesi il denaro fu abolito e sostituito da tagliandi. Non si trattava però di una vera moneta, dato che con quei buoni non si potevano acquistare mezzi di produzione ma solo beni di consumo, peraltro in quantità limitata. Il denaro accantonato dal comitato fu utilizzato per acquistare all’estero i prodotti mancanti che non potevano essere ottenuti con gli scambi" , e soprattutto, l'adesione a questo sistema di collettivizzazione era facoltativo, ben distante dalle politiche squadriste di collettivizzazione forzata di staliniana memoria; questo, purtroppo, dimostra che è sempre il più forte ad ottenere il suo obiettivo, e non chi ha le idee più nobili.
 Le idee già le abbiamo; è ora di avere anche la forza.